#ricercascientifica

Buone notizie per i nostri ricercatori

Il 2021 si apre con enormi aspettative da parte del mondo intero sul fronte ricerca scientifica. Tutti speriamo nei vaccini, in nuove cure e in avanzamenti nella lotta contro il Covid-19. Fondazione Cariplo inaugura il nuovo anno con l’avvio di 39 progetti sostenuti in ambito di ricerca scientifica, con oltre 9 milioni di euro deliberati a Natale: un buon inizio d’anno per i nostri ricercatori. Un impegno straordinario in termini di risorse economiche e non solo, dal momento che l’intervento della Fondazione spazia dalla ricerca biomedica condotta da giovani ricercatori all’economia circolare, dalla ricerca sociale al supporto dell’attrattività e della competitività dei ricercatori sugli strumenti dell’European Research Council. La Ricerca, inoltre, sostiene il mondo femminile: il 56% dei progetti finanziati è in mano a ricercatrici determinate, in grado di raggiungere i propri obiettivi conciliando lavoro e famiglia. Questi progetti si aggiungono a quanto già fatto dal settore Ricerca nel 2020 per contrastare l’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2: nel mese di marzo, infatti, è stato pubblicato un bando in collaborazione con Regione Lombardia e Fondazione Umberto Veronesi, per il quale Fondazione Cariplo ha stanziato 2 milioni di euro per sostenere 9 progetti volti a far progredire la conoscenza del virus e a studiarne l’impatto sugli individui più fragili. Inoltre, sono state sostenute attività di ricerca puntuali e urgenti per l’identificazione di terapie e sistemi di diagnostica, protezione e analisi nonché progetti volti a indagare le conseguenze sociali della pandemia. I risultati di questo impegno non si sono fatti attendere e possiamo già cogliere i primi frutti. La Fondazione rinnova il consolidato interesse nel settore della Ricerca Scientifica. Sull’onda dell’emergenza e conscia dell’importanza di sostenere ricerca indipendente a vantaggio del benessere e dello sviluppo socio-economico delle comunità, Fondazione Cariplo ha già previsto per il 2021 un impegno di oltre 17 milioni di euro per il settore Ricerca. Questa grande passione per la Ricerca Scientifica è il motore che ha consentito di raggiungere importanti traguardi negli ultimi 29 anni: 555 milioni di euro per oltre 2600 iniziative. Ventinove anni di impegno che hanno permesso alla Fondazione di diventare un eclettico mecenate in Italia nell’ambito della Ricerca Scientifica.
Un dato su tutti: grazie ai progetti sostenuti, sono stati inseriti oltre 6200 ricercatori dal 1991 ad oggi.

Primi risultati in ambito Covid

Progetto "COViDinPET"

“Lo studio, finanziato sul bando COVID in collaborazione con Regione Lombardia, ha coinvolto 919 cani e gatti di cui, in parte, erano noti i risultati dei test dei padroni. Alcuni degli animali inclusi nello studio sono entrati in contatto con il virus e hanno di conseguenza prodotto anticorpi. Ma la negatività dei loro tamponi, anche in animali di proprietari infettati, suggerisce che il tempo di permanenza del virus nei loro tessuti, pur sufficiente a indurre una risposta anticorpale, sia molto breve e non associato allo sviluppo di malattia negli animali”, hanno spiegato gli autori della ricerca. “Anche se non è possibile escludere che, effettuando il prelievo nei primi giorni di malattia del proprietario, anche gli animali domestici possano risultare positivi a test molecolari”. I risultati dello studio suggeriscono che il ruolo epidemiologico degli animali da compagnia nell’infezione umana da SARS-CoV-2 sia molto limitato. Al contrario, sembra possano essere i proprietari positivi a trasmettere transitoriamente il virus ai propri cani e gatti, con i quali andrebbero quindi evitati contatti stretti nel periodo di positività del proprietario (https://www.nature.com/articles/s41467-020-20097-0).

Progetto "CoronAid"

Il progetto si prefigge di generare librerie genetiche di anticorpi contro il virus SARS-CoV2 a partire da linfociti B circolanti in chi ha contratto l’infezione. Obiettivo è la sintesi in forma sintetica di un pool selezionato di anticorpi monoclonali ad elevato potere neutralizzante diretti contro SARS-Cov2, da utilizzare sia per applicazioni diagnostiche che, possibilmente, per terapia.

La prima fase del progetto ha visto lo sviluppo di un test sierologico che permette, per la prima volta, di discriminare nel sangue le diverse classi (es IgM, IgG1, IgG3, IgA) di anticorpi prodotti contro il dominio RBD della proteina Spike di SARS-CoV2. Il dominio RBD di Spike è essenziale per l’entrata del virus nella cellula dell’ospite e quindi anticorpi prodotti dall’ ospite contro RBD sono potenti neutralizzatori della disseminazione del virus.
Il test sierologico CoronAid compie un passo avanti importante rispetto a quelli attualmente convalidati dal Sistema Sanitario Nazionale: permette di distinguere la presenza nel sangue di anticorpi anti-SARS-CoV2 protettivi (IgG1) da quelli potenzialmente lesivi/pro-infiammatori (IgG3), e si concentra esclusivamente sul monitoraggio di anticorpi essenziali per raggiungere immunità contro il virus, ovvero anticorpi diretti contro il dominio RBD di Spike. 

Ad oggi, il test sierologico CoronAId è stato utilizzato con successo per identificare un gruppo ristretto di soggetti convalescenti al Covid-19 che, a diversi mesi dall’ infezione, ha mantenuto un’alta produzione di anticorpi circolanti neutralizzanti IgG1 diretti contro RBD. Le analisi sierologiche saranno estese a breve a gruppi selezionati di pazienti Covid-19 adulti presentanti rispettivamente forme cliniche severe e modeste con l’obiettivo di comprendere se la gravità del quadro clinico influenza la qualità e la quantità di anticorpi neutralizzanti prodotti contro il virus. 

Valore aggiunto del progetto CoronAId è stata la messa a punto di un protocollo sperimentale per identificare ed isolare dal sangue circolante una rara popolazione di linfociti B che rappresentano una fonte preziosa di anticorpi neutralizzanti anti-RBD, allorché l’individuo è riesposto al virus SARS-CoV2. Questi risultati indicano che le cellule B della memoria rappresentano un marcatore più fedele di immunità acquisita al virus SARS-CoV2 rispetto agli anticorpi solubili anti-virus misurati nel sangue dei convalescenti.

I prossimi mesi vedranno la creazione di librerie genetiche di anticorpi anti-SARS-CoV2 a partire da linfociti B della memoria da un gruppo selezionato di individui che hanno contratto l’infezione.

Progetto “Sequenziamento Coronavirus in Regione Lombardia

Si tratta di un ampio studio condotto sul sequenziamento del virus SARS-CoV-2 in Lombardia, che fotografa quanto è accaduto dall’inizio dell’anno attraverso un approccio scientifico “evidence-based”. Sono state analizzate le sequenze genomiche virali da circa 350 pazienti, provenienti da aree diverse della Lombardia. L’analisi è foriera di importanti indicazioni per chi dovrà lavorare sul vaccino e sulle cure in futuro, per questo motivo i dati sono stati messi a disposizione della comunità scientifica internazionale con la modalità open access, secondo la policy in uso ormai da tempo in Fondazione Cariplo (https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.07.19.20152322v1, preprint della futura pubblicazione su Nature Communication).

L’analisi comparativa dei genomi virali derivati da tamponi raccolti dal 22 febbraio al 4 aprile 2020, fa risalire l’ingresso di SARS-CoV-2 in Lombardia verso la seconda metà di gennaio. Il dato è corroborato dalla valutazione della sieroprevalenza di anticorpi neutralizzanti nel sangue di donatori della Zona Rossa di Lodi. Caratterizzando la variabilità virale riscontrata nel territorio e la distanza evolutiva rispetto ai virus circolanti nelle aree severamente colpite dalla pandemia, è stato possibile identificare 2 maggiori catene di trasmissione virale, identificate come A e B, circolanti in modo preponderante in due diversi territori municipali lombardi. La catena di trasmissione A si è diffusa principalmente nel nord della Lombardia a partire dal 24 gennaio, con il territorio di Bergamo e dei suoi territori adiacenti (es. Alzano e Nembro) maggiormente rappresentati. La catena B, più variabile, ha caratterizzato l’epidemia del sud della Lombardia almeno a partire dal 27 gennaio, con le province di Lodi e Cremona investite maggiormente. Le differenze tra i ceppi virali sono comunque di numero limitato (appena 7 mutazioni nucleotidiche su un totale di circa 30.000 basi di genoma virale). A latere dello studio, la scarsa variabilità virale riscontrata, sia nel tempo che nelle diverse aree geografiche, supportava già l’ipotesi di un vaccino efficace e spinge ulteriormente la ricerca mondiale in questa direzione.

Progetto “Monitorare la conoscenza, la percezione del rischio, i comportamenti preventivi e la fiducia (trust) per una efficace risposta alla pandemia”

Fa parte di uno studio multinazionale promosso e coordinato dall’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è finalizzato alla raccolta di informazioni circa la percezione del rischio, la fiducia nelle istituzioni e nelle fonti di informazione e gli atteggiamenti verso le iniziative intraprese per rispondere alla pandemia da COVID-19. Questa indagine è attualmente in corso in 27 Paesi europei e, grazie alla proposta presentata, si propone di includere anche l’Italia nel novero dei Paesi oggetto di analisi, con lo scopo di confrontare la risposta sociale alla pandemia attraverso un protocollo comune. In particolare, l’iniziativa prevede uno studio osservazionale cross-sectional condotto su un campione di 10.000 cittadini italiani di età compresa tra 18 e 70 anni, attraverso una web survey condotta in 4 periodi consecutivi a distanza di 3 settimane l’uno dall’altro.

Lo scopo ultimo dell’iniziativa è quello di analizzare e comprendere le variabili che modulano i comportamenti individuali al fine di orientare le politiche da adottare in campo sociosanitario per contrastare e gestire l'emergenza.


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