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Le vincitrici dei bandi di Ricerca

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Federica Bono: creativa e molto determinata con la passione per le scienze

35 anni, bresciana, una laurea in biotecnologie mediche conseguita presso l’università di Brescia e un dottorato in Neuroscienze.
"Lavoro come ricercatrice presso la sezione di Farmacologia dell’Università di Brescia e mi occupo di malattie del sistema nervoso. Mi ritengo una persona molto curiosa e creativa, due tratti del mio carattere che hanno notevolmente influenzato le mie scelte professionali. Il lavoro del ricercatore è creativo, perché le idee vanno create, pensate e realizzate, il tutto condito da una buona dose di curiosità, motore che ci spinge a guardare sempre un passo in avanti. La strada è sempre in salita, per questo la determinazione è fondamentale: bisogna credere in quello che si fa ogni giorno, e superare le tante difficoltà con forza e determinazione".

Quale è la tua più grande passione?

Indubbiamente la scienza, in tutte le sue forme. Da piccola sognavo di fare l’astronauta. È andata un po’ diversamente… ma pur sempre di scienza si tratta!
Lo scopo della mia attività di ricerca è quello di contribuire alla comprensione del funzionamento del cervello in condizioni fisiologiche e patologiche e alla messa a punto di nuove strategie terapeutiche per le malattie – neurologiche e neuropsichiatriche – che colpiscono il sistema nervoso. Attualmente, grazie al contributo di Fondazione Cariplo, la mia attività di ricerca è principalmente rivolta allo studio dei deficit cognitivi caratteristici di una buona percentuale di pazienti affetti da Sindrome di Noonan, una malattia genetica rara caratterizzata, oltre che da disordini neurologici, da difetti di crescita e difetti cardiaci congeniti. In particolare, scopo di questo progetto sarà indagare i meccanismi molecolari alla base dei difetti cognitivi associati alla Sindrome di Noonan con il fine di comprendere questo aspetto della malattia ma anche per identificare target molecolari per farmaci in grado di migliorare la sintomatologia cognitiva.

I feedback con le valutazioni dei revisori che Fondazione Cariplo invia, anche su progetti inviati annualità precedenti, sono stati utili anche per la scrittura e progettazione della sua ricerca?

Assolutamente sì. È stato importantissimo ricevere i commenti dei revisori su progetti inviati precedentemente. Non solo hanno permesso di perfezionare i progetti già in corso, ma sono serviti anche da guida per la stesura di nuove proposte progettuali.

Quanto è importante investire in Ricerca in questo periodo? Quale potrebbe essere l’augurio per il nuovo anno?

Investire in ricerca e formazione vuol dire investire nel futuro. Mai come in questo ultimo anno abbiamo capito quanto sia importante la ricerca scientifica e l’avanzamento della conoscenza. Perché solo se si conosce si è in grado di avanzare, di curare, di cambiare. La ricerca è innovazione, è una nuova terapia, è una nuova strategia per superare una crisi economica. Dobbiamo credere nella ricerca e nel lavoro di milioni di ricercatori in tutto il mondo che dedicano la loro vita al progresso della conoscenza. Il mio augurio per questo nuovo anno è che non ci si dimentichi degli sforzi fatti dalla ricerca scientifica in questo momento di crisi sanitaria e che si continui ad investire, ad avere fiducia e a credere nella scienza. 

Lastorina ricercatrice

Alba L'Astorina: curiosa, intraprendente e tenace

Lavora presso l’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano, dove si occupa di modelli teorici e pratiche di comunicazione pubblica della scienza. In particolare, Dopo aver svolto per anni attività di comunicazione istituzionale al CNR, ha approfondito il ruolo che la comunità scientifica svolge e può svolgere, nella ridefinizione del rapporto scienza-società, attraverso le sue pratiche, le sue narrazioni e le tante forme di collaborazione in cui è sempre più coinvolta, dalla Citizen Science alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) fino all’approccio della scienza post-normale.

Quale è la tua più grande passione?

Ascoltare storie e condividere quelle che possano ispirare anche altre persone. 

Il tuo lavoro in breve.. 

Lavoro presso l’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Milano, dove mi occupo di modelli teorici e sperimentali di comunicazione pubblica della scienza. Dopo aver svolto per anni attività di comunicazione istituzionale al CNR, ho approfondito il ruolo che la comunità scientifica svolge e può svolgere, nella ridefinizione del rapporto scienza-società, attraverso le sue pratiche, le sue narrazioni e le tante forme di collaborazione in cui è sempre più coinvolta, dalla Citizen Science alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) fino all’approccio della scienza post-normale.

Puoi spiegare in poche parole facili la tua attività di ricerca?

BRIDGES Building Reflexivity and response-ability Involving Different narratives of knowledGE and Science è un progetto che impiega metodi di ricerca transdisciplinare e partecipata per comprendere e rafforzare la relazione tra scienza, società e sistemi ecologici nel contesto italiano. Per farlo utilizza come caso di studio, la fertilità del suolo, un tema di interesse locale e globale, dichiarato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come una delle tre emergenze del pianeta, insieme al cambiamento climatico e alla perdita della biodiversità. La fertilità del suolo è anche un tema complesso, perché la sua gestione e tutela implicano una serie di nuove relazioni tra scienza, società, ecosistemi e attori umani e non umani. Il progetto prevede una parte di indagine sociale sul rapporto scienza e società nel contesto italiano ed una serie di incontri e seminari, in ambiente urbano e rurale, dove giovani ricercatori e cittadini sperimenteranno un tipo di ricerca partecipato e ibrido, insieme a educatori, artisti, specialisti di microbiologia del suolo, agricoltori e stakeholder, per produrre indicatori di fertilità del suolo costruiti collettivamente. L’obiettivo è sviluppare attitudine riflessiva nei ricercatori, rendendoli consapevoli che sono una risorsa fertile per l’Italia e che la collaborazione con artisti, cittadini ed altri attori locali è l’unico modo per essere respons-abili (cioè essere in grado di rispondere) in situazioni di incertezza e complessità, come la pandemia che stiamo vivendo.

Il titolo racchiude nella parola BRIDGES l’idea di quello che vogliamo fare: creare connessioni tra le varie narrazioni, saperi, discipline, generazioni verso una nuova consapevolezza ecologica partendo da un caso concreto di ricerca collaborativa. Il gruppo di ricerca è testimone di questa diversità di approcci: il principale ente di ricerca multidisciplinare italiano, il CNR, che ha expertise nei più svariati ambiti di ricerca ed  è molto attivo a Milano, l’Associazione Culturale Pianpicollo, un originale network di ricercatrici e ricercatori in ambito artistico e scientifico, impegnati in un progetto di agro-ecologia e il Centro per l’Eccellenza e gli Studi Transdisciplinari  (CEST), un’associazione di giovani studenti e ricercatori sensibili al tema della comunicazione, del dialogo e della transdisciplinarità, interessati a costruire nuove pratiche di ricerca.

Quale potrebbe essere l’augurio per il 2021?

Mi auguro che riusciamo a sviluppare dei sistemi di CURA (nel senso inglese di take care) per gli esseri viventi, umani e non umani che popolano questo pianeta, magari a partire dalle prospettive di chi ha pagato il prezzo più alto durante la pandemia, come le donne.

Quanto è importante investire in Ricerca in questo periodo?

Credo sia necessario avere un orizzonte più ampio e chiedersi non tanto quanto, ma in quale Ricerca per quale Società, sia importante investire? Per me, in questo periodo, è importante investire in una Ricerca (sul cibo, sull’ambiente, sulla salute come beni pubblici) in grado di creare società più giuste, libere, responsabili, inclusive. È una sfida per la stessa Ricerca, spesso ossessionata dalla quantità dei dati da produrre piuttosto che dalla qualità dei processi che può generare.

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Giulia Fulvia Mancini: determinata, curiosa e dalla mente aperta

"Piace imparare, sia nell’ambito professionale sia nel mio tempo libero, che amo spendere viaggiando, ascoltando musica e leggendo".
Giulia Fulvia Mancini, Research Group Leader – Dipartimento di Fisica, Universita’ degli Studi di Pavia, Laureata in Chimica Fisica presso l’Università di Pavia nel 2010, ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) nel 2015, immediatamente seguito da un PostDoc presso JILA, Universita’ di Colorado-Boulder e NIST (USA). Dopo un periodo come Senior Research Associate tra EPFL e SwissFEL (Paul Scherrer Institute), ha deciso di re-investire l’esperienza maturata all’estero in Italia, dove è rientrata titolare di un ERC Starting Grant e un progetto della Fondazione Cariplo, che ha l’obiettivo di caratterizzare nanomateriali funzionali per applicazioni in opto-elettronica e nano-medicina tramite lo sviluppo di tecniche altamente innovative di microscopia ultraveloce.

Il tuo lavoro in breve...

La mia attività di ricerca è incentrata sull’utilizzo di tecniche innovative di microscopia per studiare le relazioni tra la struttura microscopica dei nanomateriali e le corrispondenti proprietà funzionali per sviluppare materiali più efficienti, meno costosi e a ridotto impatto ambientale.

Il tuo augurio per il 2021?

Il mio augurio è che la ricerca scientifica sia sempre più il risultato di un approccio aperto e inclusivo, multidisciplinare e collaborativo, e che possa beneficiare di risorse umane e materiali in misura crescente tramite programmi consolidati di investimento.