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Occupabilità: l'inclusione lavorativa delle persone con fragilità

In occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down, CoorDown, Coordinamento Nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, con il Patrocinio di Fondazione Cariplo, lancia la campagna di sensibilizzazione internazionale “The hiring chain”. 

L’inclusione lavorativa non è solo un diritto da garantire, ma porta benefici nel contesto lavorativo e nella società tutta: è a partire da questa idea che CoorDown ha lanciato www.hiringchain.org luogo di incontro dove aziende e datori di lavoro possono mettersi in contatto con associazioni, in Italia e in diversi paesi del mondo che garantiscono informazioni e supporto per sostenere gli inserimenti lavorativi delle persone con sindrome di Down nelle loro aziende o attività.
Essere indipendenti, contribuire alla società, avere un proprio reddito, apprendere nuove competenze, conoscere nuove persone e sentirsi apprezzati sono le ragioni che spingono le persone affette da sindrome di Down a lavorare, come chiunque altro. Ma la maggior parte delle persone con sindrome di Down deve affrontare barriere e pregiudizi, mancanza di opportunità, basse aspettative e stereotipi. 

L'occupabilità è un tema caro a Fondazione Cariplo che ha patrocinato la campagna di CoorDown e che da anni sostiene l'inserimento lavorativo delle persone con fragilità fisiche, psichiche, sociali, ambito storico di intervento per la Fondazione.

Negli anni, Fondazione Cariplo ha sperimentato, in collaborazione con diversi attori del territorio, modelli di intervento per promuovere l’occupabilità di persone a rischio di marginalità che nel contesto socio-economico attuale e in un mercato del lavoro sempre più competitivo e in evoluzione non sempre trovano le giuste opportunità. In assenza di tutele, basta un evento imprevisto o una condizione di partenza più svantaggiata per scivolare in situazioni di isolamento, impoverimento, rendendo più difficile (re)inserirsi nel mondo del lavoro. Inoltre le politiche occupazionali non sono sempre efficaci nel garantire pari opportunità di accesso al lavoro a tutte le categorie di svantaggio presenti ed emergenti che, invece, se opportunamente inserite e valorizzate, possono contribuire a produrre valore per la collettività.

Il contesto nazionale e lombardo

L’attuale situazione di crisi economica e sanitaria causata dall’emergenza Covid-19 rischia di rendere ancora più critica la condizione occupazionale delle persone con disabilità. Con l’aumento generale del numero di imprese in difficoltà a causa degli effetti negativi legati all’emergenza Covid-19, nel prossimo futuro potrebbe registrarsi una contrazione dei posti disponibili per le persone con disabilità, anche a causa di una riduzione delle aziende in obbligo. Al contempo, una parte dei posti attualmente coperti potrebbe essere a rischio. Nonostante le misure di contrasto alla crisi messe in atto dal Governo e dalle stesse Regioni, ci si attende purtroppo un trend in aumento sia delle reiscrizioni alle liste di collocamento delle persone precedentemente occupate, sia del numero dei giovani con disabilità che rimarranno fuori dal mercato del lavoro.

Le dimensioni del problema erano già significative prima dell’inizio della pandemia. A livello nazionale, infatti, era occupato solo il 31,3% delle persone tra i 15 e i 64 anni con limitazioni gravi contro il 57,8% delle persone senza limitazioni, nella stessa fascia di età. Inoltre, a fronte dei 360.000 occupati con disabilità dichiarati dalle aziende, nel 2018 si registravano 145.000 posti di lavoro “riservati” alle persone con disabilità presso i datori di lavoro in obbligo e non ancora coperti.

In Lombardia nel 2019 erano 50.600 le persone con disabilità iscritte al collocamento mirato e disponibili al lavoro, dato sempre in crescita rispetto agli anni precedenti, a fronte di un numero di avviamenti pari a 7.224 e un numero di iscritti nell’anno pari a 15.564; i posti di lavoro scoperti ammontavano a 26.555, pari al 29% del totale complessivo dei posti da riservare.
Attraverso il bando Abili al lavoro, giunto alla terza edizione e con uno stanziamento per il 2021 di 1,6 milioni di euro, Fondazione Cariplo intende punta a rafforzare le politiche di inserimento lavorativo.

Opportunità lavorative per tutti

Il Bando Abili al lavoro sostiene progetti di organizzazioni non profit che puntino alla crescita e il mantenimento di opportunità occupazionali per persone con disabilità che potrebbero avere maggiori difficoltà a (re)inserirsi nel mondo del lavoro, cercando di migliorare l’applicazione della normativa sul collocamento mirato. Dalla prima edizione del Bando nel 2019 sono stati sostenuti e sono attualmente in corso 14 progetti per un totale di 2,5 milioni di euro deliberati; sono oltre 200 le organizzazioni coinvolte nelle reti di progetto. Entro il 2022 sono previsti percorsi di inserimento lavorativo per 1341 persone con disabilità grazie all’ingaggio di 529 aziende coinvolte, puntando a raggiungere 446 contratti di lavoro al termine delle progettazioni. Fra gli obiettivi anche quello di promuovere una crescita di competenze e sensibilità intorno al tema e rilanciare un rinnovato protagonismo del mondo imprenditoriale e sociale.
I dati e le esperienze hanno dimostrato l’importanza di aver sostenuto progetti che mettevano al centro persone che con il lavoro hanno trovato inclusione e riscatto. Fondazione Cariplo ha inserito tra i nove obiettivi strategici che guideranno l’attività filantropica 2021 il tema dell’occupabilità. Saranno infatti resi disponibili strumenti filantropici per promuovere la creazione di nuove opportunità lavorative, contribuendo alla formazione di soft skills, di competenze tecniche specializzate e di competenze soprattutto in ambito green, e facilitare l’accesso al mercato del lavoro delle persone in condizioni di svantaggio e dei giovani.

L’impegno di Fondazione Cariplo

Ad oggi Cariplo ha sostenuto circa 400 progetti per 48 milioni di euro. Negli ultimi dodici anni, questi bandi e progetti hanno consentito la realizzazione di opportunità lavorative per oltre 3 mila persone, di cui più di 2000 in condizioni di svantaggio certificato. Attualmente oltre al bando Abili al Lavoro è attivo il Bando Coltivare Valore per promuovere iniziative di agricoltura sociale abbinate ad attività di inserimento lavorativo per persone fragili. Con questo bando, dalla prima edizione nel 2018, sono stati deliberati circa 8,2 milioni di euro per un totale di 30 progetti, attualmente in corso. Queste iniziative, oltre a implementare pratiche agricole ispirate ai principi dell’agroecologia in ottica multifunzionale (recuperando oltre 100 ettari in stato di abbandono o sottoutilizzati), puntano a realizzare oltre 250 percorsi di inserimento lavorativo per persone in condizione di svantaggio. Questi percorsi coinvolgono diverse tipologie di persone con difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro, con una particolare attenzione per le persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale, che rappresentano il 35% delle persone coinvolte. Senza dimenticare che le opportunità occupazionali generate dai progetti sostenuti sul bando si rivolgono anche ad altre tipologie di destinatari in condizioni di svantaggio come migranti, detenuti o ammessi a misure alternative, disoccupati over 50, persone con dipendenze.

In passato, la Fondazione si è fatta diretta promotrice di iniziative sperimentali nell’ambito delle politiche del lavoro, come ad esempio il progetto Lavoro&Psiche (2008-2013) per l’inserimento lavorativo di persone con gravi disturbi psichici a cui ha destinato 3 milioni di euro e il progetto Neetwork (attivo dal 2015), che si rivolge a giovani che non studiano e non lavorano con un basso livello di scolarizzazione e che sono “in panchina” da tempo col rischio di rimanervi.
Nel 2017 è stato realizzato anche il progetto “Talenti Inauditi” in collaborazione con Cariplo Factory, per la riprogettazione professionale di adulti fuori dal mercato del lavoro. Infine, all’interno del programma “Welfare di comunità” (attivo dal 2014) sono stati realizzati molti progetti che intervengono sull’asse lavoro e che sperimentano nuove modalità di intervento per persone vulnerabili e spesso sconosciute ai servizi tradizionali.

 

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