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La babysitter di comunità

Una zona di montagna sempre più spopolata che contrasta il disinvestimento e il graduale abbandono, fisico e relazionale con un progetto di welfare comunitario: si tratta di Sbrighes! a Tirano, un'iniziativa che coinvolge diversi attori come la cooperativa sociale Ippogrifo, la Comunità Montana Valtellina di Tirano, l’Ufficio di Piano di Tirano, il Comune di Tirano, le Cooperative sociali Ardesia, Intrecci, San Michele e la Fondazione della Comunità di Sondrio e punta a trasformare 12 comuni di questa area in un posto vivo dove poter costruire un futuro e in un polo di attrazione per i giovani e le famiglie under 35.
Come? Stimolando le opportunità per l’autoimprenditorialità e favorendo la conciliazione lavoro-famiglia. 

Sbrighes! ha lanciato il bando Tutti in Pista rivolto a gruppi informali di cittadini e famiglie che costruiscono e realizzano un micro-progetto di conciliazione in grado di rispondere ai loro bisogni. Le famiglie che si aggregano vengono premiate attraverso l’erogazione di un premio per coprire le spese. L’obiettivo è naturalmente la conciliazione ma anche l’inclusione (le famiglie vengono sostenute nel proporre soluzioni inclusive anche rispetto ai bisogni di maggiore cura ad esempio bambini con disabilità) e il coinvolgimento della comunità locale nella realizzazione delle azioni.  
 
Per aiutarle nella fase di costruzione e di sviluppo dei progetti, Sbrighes! ha affiancato un Local Coach: “è una figura che non esiste, ce la siamo inventati noi” spiega Maria Teresa D’Avanzo psicoterapeuta di 37 anni e local coach dello staff famiglia “veniamo da percorsi diversi, siamo assistenti sociali, educatori, psicologi, possiamo definirci “facilitatori di processi”, lavoriamo sui legami che già esistono, cercando di arricchirli e crearne di nuovi. In una prima fase, abbiamo capito che era necessario individuare le famiglie e metterle in connessione, facendoci aiutare dai leader di territorio, cioè insegnanti presidi, assessori, parroci. E’ stato importante agire sul tema della fiducia, dalle nostre parti i genitori non sono molto abituati ad affidare i figli alle babysitter, spesso sono i nonni a prendersene cura quando loro lavorano
Devo dire che abbiamo incontrato forme di creatività bellissime da parte delle famiglie. Nel progetto «Alla scoperta delle professioni» 6 famiglie del Comune di Grosio durante l’estate hanno assunto l’unica mamma casalinga fra di loro come baby sitter e organizzato una serie di attività e laboratori che, oltre a garantire la conciliazione cura-lavoro, hanno consentito ai bambini di conoscere e apprezzare il loro territorio. Tanti artigiani hanno aderito con entusiasmo diventando sedi itineranti dell’attività estive”.  
 
Un’esperienza bellissima!” racconta Marusca Rodolfi, la mamma casalinga che è stata assunta come babysitter del gruppo: “mi sono sempre occupata dei bambini in oratorio ma non avevo mai ideato e gestito un percorso con un calendario e attività strutturate. Gli artigiani e i commercianti della zona sono stati davvero preziosi: i bambini hanno seminato piantine con la fiorista, realizzato un portachiavi dal pellettaio, partecipato al laboratorio di hamburger con la macellaia, imparato a fare la toeletta al cane nel negozio di animali e a incidere il loro nome dal lattoniere. Con noi c’era Serena, una bambina con la sindrome di Down. Il gruppo ha capito come rapportarsi a lei e lei a loro con spontaneità. Qualche volta si è unito Alì, che è un bambino della Costa D’Avorio che da poco abita a Grosio con i suoi genitori. Non faceva parte del gruppo ma ci incontrava in giro e voleva seguirci perché vedeva che ci stavamo divertendo tantissimo”.  

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