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Con Bella Dentro lo scarto diventa sostenibile

Ogni anno gli agricoltori italiani sono costretti a scartare dal 30 al 70% del raccolto che non soddisfa gli standard estetici richiesti dal mercato.

 “Bella Dentro” è una start-up innovativa che restituisce dignità ai prodotti classificati come “scarto” perché esteticamente imperfetti ma “belli dentro”, promuovendo una filiera distributiva alternativa a quella tradizionale, più etica e sostenibile. Bella Dentro acquista direttamente dagli agricoltori i prodotti orto-frutticoli di ottima qualità che non vengono accettati dalle cooperative e dalla grande distribuzione e ne promuove la vendita. In partnership con la cooperativa sociale l’Officina, che impiega ragazzi con disabilità psichiche e autismo, ha creato una linea di prodotti trasformati a marchio Bella Dentro realizzati con i prodotti salvati.

Bella Dentro ha il sostegno di Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore, nata da Fondazione Cariplo per promuovere l’impact investing come strumento per accelerare l’innovazione sociale in modo sostenibile e inclusivo, che ha investito 300.000 euro in equity, per sostenere l’impatto sociale e culturale dell’iniziativa.

La storia di Camilla 

Camilla Archi, la co-fondatrice di "Bella Dentro", si racconta.

Sono cresciuta a Milano come una ragazza di “città”, ma mia nonna gestiva un’azienda agricola in Romagna. In campagna la chiamavano “la bionda”, girava col trattore tra i campi con la gonna perché “una signora non mette mai i pantaloni”, nella sua macchina c’erano sacchi di concime e rossetti. Quando veniva a Milano mi portava al cinema e mi comprava i popcorn borbottando per il prezzo perché diceva che a lei il mais lo pagavano pochissimo. 

Al liceo io e i miei cugini andavamo d’estate nella sua azienda agricola ad aiutare nella raccolta della frutta per guadagnarci un po’ di soldi per le vacanze. La selezione era spietata: giravo nei campi con il calibro - lo strumento della “sentenza”- attaccato alla cintura. Gli altri operai capivano a occhio se il frutto non aveva le misure giuste, io avevo bisogno del calibro. Ma anche se il frutto passava nell’anello poteva non andare bene perché c’era un segno sulla buccia, o una colorazione “non conforme”. Ero sconvolta da quanto raccolto si buttava via anche perché conoscevo il sapore meraviglioso delle pesche scartate che mangiavamo con la nonna. 

Mi sono laureata con una tesi sulla storia del costume e della moda e ho iniziato a lavorare nel marketing. Il mio fidanzato Luca si occupava di finanza: lustrini, paillettes, azioni. 

Un giorno della primavera del 2017 Luca se ne esce con: «Do le dimissioni, voglio mettere in piedi qualcosa di mio». Il destino beffardo si è messo in mezzo e ha fatto germogliare una folle idea perché proprio in quei giorni avevo letto un reportage sul “National Geographic” sulle inefficienze della filiera agro alimentare con un focus sull’ortofrutta. Per la prima volta avevo visto analizzare con numeri e dati quello che avevo sempre percepito da quando avevo 16 anni, anche se fino ad allora ne avevo sempre compreso l’assurdità ma non le dimensioni.  Ho detto a Luca: «leggiti questo reportage, c’è del potenziale». Senza rivelarcelo ci siamo messi entrambi a studiare il settore e qualche mese dopo Luca mi dice: «Bello, facciamo qualcosa». Il nostro “matrimonio agricolo” è nato così, ci siamo licenziati e quattro giorni dopo ci siamo trasferiti in Romagna. Facevamo gli operai gratis per ricevere in cambio informazioni, conoscenza, per capire le dinamiche. Eravamo due sprovveduti in mezzo ai campi, però col tempo siamo riusciti ad arrivare nelle grosse cooperative, volevamo conoscere che cosa succedeva al prodotto “brutto fuori”: che giri faceva, dove finiva, quali erano gli accordi economici e come veniva gestito in ogni fase, in ogni tassello della filiera, e dove avremmo potuto inserirci. Ci guardavano tutti come pazzi: «ragazzi occhio fate una prova perché questa roba non la venderete a nessuno», ma noi eravamo determinati. 

Nel gennaio del 2018 è nata “Bella Dentro”, nel frattempo avevamo capito che non era solo un tema di spreco assurdo di prodotto perfetto ma anche di trattamento ingiusto dell’agricoltore che era costretto anche a pagare per lo smaltimento. La nostra idea era quella di acquistare la frutta al singolo agricoltore e non alle grosse cooperative, cioè direttamente all’inizio della filiera perché il produttore diretto è quello più penalizzato. Ci siamo comprati un’ape car e abbiamo iniziato a girare Milano con la nostra frutta, due cuori e un’ape car. Dopo qualche mese, si è unita a noi Giuditta, la terza bella dentro. Eravamo di fatto dei venditori ambulanti ma con obiettivo preciso: osservare le reazioni delle persone e poi bussare alla porta di qualcuno con la certezza di poter dire che c’era del potenziale in questo progetto e ricevere fondi per fare le cose sul serio. E così è stato: è arrivata Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore che ci ha consentito di parcheggiare l’ape car, aprire il nostro primo negozio e lavorare alla linea di trasformazione per aumentare il volume degli acquisti. Avere una linea di trasformazione, allungando la vita della frutta e aumentandone il valore ci permette di comprare grossi quantitativi, ma non solo. Normalmente, anche se la frutta di scarto poi viene trasformata, il prezzo riconosciuto al singolo agricoltore è nullo o irrisorio. La nostra piccola rivoluzione è che noi ci rivolgiamo direttamente  all’agricoltore, gli comunichiamo il quantitativo che vogliamo acquistare e gli chiediamo di farci un prezzo che gli consenta di rientrare nei costi e di guadagnarci qualcosa. Per la trasformazione siamo riusciti a trovare una realtà “bella dentro”, L’Officina, che è una cooperativa sociale di Codogno. Insieme abbiamo avviato un piccolo laboratorio di trasformazione dove vengono prodotti confetture, succhi di frutta e prodotti essiccati e dove sono impiegati ragazzi con disabilità psichiche e autismo. Tutti questi ingredienti “imperfetti” sono diventati perfetti.

Abbiamo un negozio in via Pergolesi a Milano, arredato con materiali plastici riciclati, dove vendiamo frutta e verdura e un canale e-commerce per i prodotti confezionati. Facciamo collaborazioni con aziende e, con l’aiuto di una di queste, Braun, anche attività di sensibilizzazione nelle scuole per sostenere il recupero e la trasformazione degli alimenti scartati dal mercato. Siamo convinti che raccontare ai bambini e ai ragazzi che cosa c’è dietro a un frutto che vedono al supermercato sia fondamentale. Se dessimo valore al lavoro delle persone sprecheremmo di meno e che bello è uguale buono e diverso cattivo è un paradigma sbagliato che riguarda ogni scelta della vita. Anche le persone, come la frutta, non devono passare nei calibri. 

Guarda il video e ascolta le parole di Camilla