#ricercascientifica

Oggetti per migliorare la vita delle persone con disabilità

Fondazione Cariplo promuove l’attività di ricerca che ha lo scopo di identificare soluzioni innovative a problemi che limitano il benessere complessivo della persona e le condizioni di disagio psico-fisico temporaneo o permanente legate a malattia ma anche al processo d'invecchiamento. 

CREW (Codesign for REhabilitation and Wellbeing) è un progetto di ricerca sostenuto da Fondazione Cariplo con 5 milioni di euro per la realizzazione di soluzioni tecnologiche nel campo dell’abilitazione, della riabilitazione motoria e cognitiva e dell’inclusione sociale di persone con disabilità. L’obiettivo del Progetto CREW è quello di migliorare la qualità della vita della persona che vive in una condizione di disagio, scegliendo di adottare un approccio globale, integrato e multidisciplinare che tenga conto di tutte le dimensioni che influenzano il benessere: quella fisica, quella psicologica/emozionale e quella sociale coinvolgendo non il solo sapere medico, ma anche conoscenze di natura psicologica e sociale e esperienziale.

Da qui la scelta di adottare il metodo della coprogettazione: per la prima volta sono stati sviluppati laboratori di ricerca che coinvolgono ricercatori, istituzioni, educatori, famiglie, pazienti e imprese con l’obiettivo di ideare e realizzare per il mercato oggetti di uso quotidiano che migliorino l’esistenza delle persone con disabilità.

Sei progetti sono stati selezionati per essere finanziati e arrivare alla fase di prototipazione. Due di questi sono già stati testati e stanno per essere commercializzati:  

  • Mosaic è un kit multimediale pensato per l’inclusione dei bambini con disabilità cognitive, con particolare focus sul disturbo dello spettro autistico, che frequentano la scuola primaria. È costituito da oggetti “smart” e dal software (installabile sulle lavagne multimediali e i pc presenti nelle scuole) per la creazione e fruizione di esperienze ludico-didattiche programmate in base agli interessi e alle necessità del bambino. Offre inoltre un percorso per la formazione dei docenti su temi legati all’autismo e all’utilizzo della tecnologia Mosaic. Gli oggetti del kit sono personalizzabili e permettono lo svolgimento di diverse attività mirate per accompagnare il bambino nell’apprendimento e nelle interazioni sociali con l’insegnante ed i compagni di classe. Il kit è composto da: 6 Smart Cube, 2 controller MOMO, Smart Tag (delle etichette con tecnologia NFC che rendono interattivi gli oggetti su cui vengono applicate) e un Libretto di attività preconfigurate ideate dagli esperti del team. Mosaic è già stato testato in venti scuole.  
  • Grippos è un configuratore parametrico online per creare oggetti personalizzati e stampabili in 3d. È stato ideato per risolvere il problema di “presa di oggetti” di uso quotidiano. Grippos consente di personalizzare, adattare, modificare un oggetto secondo le proprie esigenze e introduce nuovi processi collaborativi nell’ambito della cura. Il primo oggetto proposto in piattaforma è un “apriporta” utile per coloro che hanno una funzionalità compromessa delle mani oppure per chi vuole ridurre le possibilità di contagio batterico e virale (es. SARS-CoV-2) causato dal contatto mano-maniglia. L’apriporta contente di girare la maniglia e tirare la porta con l'avambraccio e non con la mano. In Grippos, sono inoltre inseriti un portatazza e un portaposata in fase di sperimentazione in alcuni centri riabilitativi italiani. Grippos è un servizio pensato nell’ambito del design for all indirizzato a chi è al centro del processo di acquisizione dell’autonomia personale con diversi livelli di abilità e con bisogni differenti. È pensato per chi intende adottare soluzioni digitali per migliorare la quotidianità di persone con differenti abilità, consente oltre la personalizzazione degli oggetti, l'esportazione di file stl e fornisce all'occorrenza anche un servizio di stampa e spedizione.

Le storie 

Elena Silvagni e Cristina Albusceri sono due maestre della scuola primaria di Rho “San Carlo e San Michele”, uno degli istituti che ha partecipato alla sperimentazione di Mosaic: «Abbiamo utilizzato Mosaic in due classi del primo ciclo. Inizialmente il materiale è stato proposto solo ai due bimbi con disturbi dello spettro autistico, col tempo abbiamo avviato attività più strutturate per coinvolgere il resto della classe. Nella prima fase, i bambini hanno quindi potuto esplorare Mosaic liberamente e sono stati subito felici e attivi, ce lo richiedevano spontaneamente. Poi abbiamo creato piccoli gruppi all’interno della classe e abbiamo sperimentato le attività della piattaforma, di tipo didattico e anche giochi. Nel kit sono presenti diverse proposte già strutturate, che possono essere modificate a seconda delle proprie esigenze attraverso un’applicazione. Per esempio a Natale abbiamo creato un calendario dell’avvento interattivo utilizzando i cubi del kit. Il nostro obiettivo non era tanto didattico, ma di relazione e di costruzione di legami con i compagni. Per i bambini con un disturbo dello spettro autistico non è sempre facile perché spesso non vengono capiti. Mosaic è uno strumento tecnologico pensato per loro e che quindi non solo è accattivante ai loro occhi ma consente di sperimentarsi con successo. Mobilitano risorse che pensavano di non avere, si scoprono “abili” e anche lo sguardo dei compagni su di loro cambia e questo facilita moltissimo un clima di inclusione e rende la relazione più facile».

Lucrezia è la mamma di Alessandro (nomi di fantasia), uno degli allievi delle maestre Elena e Cristina.
Alessandro è un bambino di sette anni a cui è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico: «Mio figlio ha un funzionamento cognitivo buono, l’aspetto su cui bisogna lavorare di più è quello della relazione e non quello didattico. Da quello che le maestre mi hanno riferito da subito, la finalità dell’utilizzo di Mosaic era proprio quello dell’inclusione nel gruppo classe, quindi io sono stata da subito molto contenta della sperimentazione. So dalle maestre che il kit è stato utilizzato per molte attività, a partire da quelle di conoscenza tra compagni di classe, perché l’anno scorso erano in prima elementare e dovevano familiarizzare. Alessandro non riporta moltissimo a me e mio marito, ma dei “Cubi di Mosaic”, come li chiama lui, ci ha parlato, era affascinato dalle luci, dai colori, dal fatto che vibrasse. Ma abbiamo capito quanto ne fosse stato conquistato quando l’ha inserito nei regali della letterina di Natale. Questa cosa ci ha colpito tantissimo, significava che lui non vedeva Mosaic come uno strumento didattico, ma come un gioco e qualcosa che comunque lo faceva stare bene. Sapevamo che non era possibile acquistarlo e prima di rileggere insieme ad Alessandro la lettera di Natale, abbiamo parlato con le maestre e stabilito insieme che cosa dirgli, perché ci dispiaceva che rimanesse deluso: gli abbiamo spiegato che Babbo Natale non poteva portarlo ai bambini singolarmente perché si trattava di un oggetto destinato a essere condiviso da tanti bambini. Lui ha capito e ha continuato a utilizzarlo a scuola con gioia. Proprio in questi giorni ce lo ha rinominato, ma quest’anno Proprio in questi giorni ce lo ha rinominato, e attendiamo di poter tornare a condividere materiali didattici in classe, non appena superata l’emergenza Covid».