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È proprio nella crisi che abbiamo bisogno di Cultura

Si è tenuto ieri il secondo appuntamento di Verso la XXIII Esposizione Internazionale di Triennale Milano, intitolato La Terra vista dalla Luna. L’incontro aveva l’obiettivo di stimolare il confronto su alcuni temi centrali del nostro presente. La discussione, che si svolge nel delicato momento in cui alcuni Paesi si avvicinano alla riapertura dopo l’emergenza sanitaria, si è sviluppata a partire dall’analisi di alcuni argomenti: da Distanziarsi per capire al Nuovo Antropocentrismo, dalla Fragilità come consapevolezza alle Eredità della pandemia fino all’idea di Una Cultura nuova per un nuovo Mondo.

L’incontro, introdotto dal Presidente di Triennale Milano Stefano Boeri, ha visto la partecipazione anche del Presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti.

Di seguito una parte dell’intervento del Presidente:

Con l’emergenza sanitaria ancora in corso, è il caso di parlare o di dedicarsi alla Cultura? Fondazione Cariplo risponde: sicuramente SÌ. Abbiamo bisogno, in questo momento, di comunità forti per affrontare la pandemia e per avere comunità più forti abbiamo bisogno di un impegno condiviso per dare senso a ciò che è accaduto e ciò che accadrà. Quindi, la cultura è ciò di cui abbiamo bisogno come sforzo collettivo dare significato, per non essere sopraffatti da questa nuova situazione incerta. Fondazione Cariplo non negherà il suo sostegno alla cultura. Ma dobbiamo approfondire alcuni concetti, a cui farò solo un accenno in questa sede:

Incertezza e paura: il modo in cui le nostre comunità sapranno affrontare l'incertezza sarà cruciale. Saremo in grado di cooperare o lasceremo prevalere la paura? Quale tipo di contributo alla collaborazione saremo in grado di generare attraverso la cultura? Come istituzione filantropica, vorremmo promuovere la cooperazione e le connessioni, piuttosto che cercare esperienze eccellenti ma isolate e non connesse.

Le disuguaglianze. Le conseguenze causate dal Covid-19 non sono le stesse per tutti. Ci sono persone colpite più di altre, a causa del loro status, cultura, ricchezza. Vogliamo promuovere la cultura come qualcosa per pochi o come un’opportunità alla portata di tutti?
La pandemia chiede un ripensamento dei luoghi, dei luoghi della nostra cultura. È solo un problema o può essere una sfida per ricordare che esiste un forte legame tra il "dove" e il "chi" della cultura? I luoghi che scegliamo sono le persone che incontriamo. Quindi, come attore filantropico, dobbiamo pensare alla cultura come qualcosa da cercare sia nelle nostre istituzioni culturali, sia ai margini, ai confini delle nostre comunità, dove cresce la povertà, dove le persone sono lontane dalle istituzioni e stanno lottando per uscire dalla crisi, in un modo o nell'altro. Abbiamo stimato che oltre 10.000 studenti in questa città, una delle città più ricche d'Italia, non abbiano un personal computer. Dobbiamo chiederci come questa mancanza di mezzi può influenzare la loro partecipazione a scuola, alla conoscenza, alla cultura. Ci sono bambini e studenti che non hanno potuto nemmeno scegliere se frequentare, con i loro compagni di scuola, le stesse lezioni a distanza: siamo sicuri che possano sentirsi tutti parte di una stessa comunità?

La connessione. Le nostre comunità virtuali non sarebbero possibili senza la nostra tecnologia digitale. L'innovazione nella cultura sarà, in qualche modo, anche innovazione digitale. Ma quando pensiamo all'innovazione, dobbiamo essere consapevoli che l'innovazione non è solo un modo diverso di fare le cose, ma dovrebbe essere qualcosa di più: un modo diverso, per persone diverse, con obiettivi diversi. La connessione, piuttosto che la produzione, dovrebbe essere il concetto guida e, se non vogliamo veder trionfare la paura, con le sue possibili conseguenze sulla società e sulla democrazia, l'obiettivo della connessione dovrebbe essere l'obiettivo di contrastare le disuguaglianze, collegare la parte più esclusa della nostra società.

Speranza e bellezza. Se vogliamo contrastare la paura e la rabbia, dobbiamo creare un'opportunità per guardare al futuro con speranza. È una sfida economica e sociale, ma le sfide economiche e sociali richiedono un background culturale. Considero la bellezza un pilastro di questa sfida per ridisegnare la nostra comunità in-Covid e post-Covid. Forse non sarà necessariamente la bellezza alla quale siamo abituati a pensare, ma non sarà possibile creare speranza lontano da un'idea di bellezza…

Il video dell’intervento del presidente Fosti è disponibile qui:

 


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