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CARTACANTA

Personale d'arte contemporanea di Paolo Baretta

 

Tra le numerose sue creazioni ci sono le opere realizzate con le barchette di carta che posizionate con cura e sapienza armonizzano forme e colori in modo unico. Ogni barchetta è una piccola opera d’arte, e più barchette – minute e precise – ne compongono una più grande dal significato simbolico. L’attenzione agli oggetti, alla semplicità, ai materiali che da semplici trovano (o ritrovano) vita, fanno delle opere di Baretta qualcosa di davvero speciale.

E Cartacanta è la perfetta sintesi di quello che è: artista che sa “cesellare” un foglio di giornale tanto da renderlo oggetto ineguagliabile; dietro alle opere c’è una colonna sonora immaginaria per chi le guarda, ma frutto delle canzoni che Baretta ascolta, in sottofondo, quando crea. La musica per lui è stata, fin da giovane, un elemento fondamentale per la sua crescita.

La mostra sarà aperta al pubblico sabato 13 e domenica 14 maggio dalle 10 alle 19 e visitabile nel cortile di Palazzo Melzi d’Eril, sede della Fondazione Cariplo – che ha dato il proprio patrocinio all’iniziativa – in via Manin, 23 a Milano.

Paolo Baretta, 62 anni, è stato dipendente di Fondazione Cariplo per molti anni, coltivando quella passione artistica che ora giunge a questa esposizione personale nel luogo in cui ha passato gran parte della sua vita.

La sua tensione nei confronti delle espressioni artistiche lo impegna da giovane nell’ambiente musicale, che abbandona all’età di trent’anni per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Frequenta dal 1992 lo studio del maestro Egidio Fusi e sempre negli anni 90 inizia un sodalizio con William Congdon, ultimo grande autore del gruppo newyorkese Action Painting, rapporto di amicizia e lavoro interrotto con la morte del maestro nel 1998. Dal 2009 le sue opere entrano a far parte di collezioni private in Europa e oltreoceano grazie alla stabile collaborazione con una galleria d’arte di Venezia.

Dagli inizi ad oggi il percorso compiuto ha condotto Paolo a riconoscere dignità alle cose più semplici, nella costruzione dell’immagine, nel divenire dell’uomo e della sua arte, nella sua eterna ricerca del vero. Nelle sue opere emerge l’urgenza di scoprire “chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.”

In mostra 84 opere, realizzate tra il 2006 e il 2023. Tra le opere in esposizione, oltre a quella che dà il titolo alla mostra, Cartacanta, troviamo anche la serie di opere Silos, dove l’immagine semplice di un contenitore pieno di barche allineate, come parcheggiate, porta a pensare alla vita come un silos all’interno del quale tutti sono in realtà accomunati dalla condizione di nascita e morte e dalla necessità di amare ed essere amati, o ancora Sogno di Sant’Erasmo, opera nata dalla scoperta bella e casuale dell’isola di Sant’Erasmo a Venezia, dove camminare tra gli orti con gli occhi immersi nell’orizzonte verde della laguna veneziana, ritornando alla dimensione essenziale del silenzio. O, ancora, un’altra serie di opere dal titolo Squero, idealmente ispirate all’omonimo tipico cantiere per la costruzione, manutenzione e ricovero delle imbarcazioni a remi della città di Venezia, caratterizzato da un piano inclinato verso il canale per il varo delle barche.

Scrive Baretta nell’introduzione alla mostra: “sono interessato ad un gesto non troppo creativo, che richieda uno sforzo sostenibile, caratterizzato dalla fatica che contraddistingue l’uomo vivo e non l’uomo eccezionale”

Da qui la scelta - che contraddistingue il suo tratto artistico da molti anni - di utilizzare come “oggetti d’arte” le barche di carta che confeziona spesso con materiali di recupero; questa infinita varietà di materiali, unita alla disposizione sequenziale consente di creare opere d’arte che, seppur nella loro “serialità”, risultano uniche, dove ciascuno può scorgere infinite sfumature che l’artista può solo suggerire.

“L’Artista non crea bellezza, – scrive ancora Paolo – riceve solo il dono di poterla riconoscere, delicatamente manipolare, riproporre… A diciassette anni saldavo automobili messe una in fila all’altra nella catena di montaggio, oggi metto barche di carta una in fila all’altra per ribadire che nella mancanza, nell’appiattimento forzato, mi riscopro (oggi come allora) vivo. Parliamo tutti della stessa cosa, della navigazione dell’uomo nel mare dell’esistenza, del giusto desiderio di felicità, chiedendoci se la felicità sia il senso della vita o non lo sia invece l’esistenza stessa... così com’è... come un grande regalo che poteva non esserci. Il mio operare propone la vita, la più grande tra tutte le opere d’arte. Ogni barchetta è un pezzo della mia vita, metto le barche una dietro l’altra e seguo la rotta senza spaventarmi.”