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In mostra i capolavori di Hayez e Molteni della collezione Cariplo

Fondazione Cariplo restituisce al pubblico lombardo alcune opere di enorme valore, parte della sua prestigiosa collezione d’arte. Fino al 21 febbraio alle Gallerie d’Italia - Piazza Scala infatti è aperta una meravigliosa mostra dedicata a Francesco Hayez, pittore italiano vissuto nel diciannovesimo secolo, massimo esponente del romanticismo storico, particolarmente noto per l'opera Il bacio. In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca di Brera, e le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la mostra, curata da Fernando Mazzocca e con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli, raccoglie circa 120 opere dell’artista. Fondazione Cariplo è presente alla mostra con due capolavori come La morte di Abradate, 1813  e  L’ultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia (I due Foscari), 1838-1840, parte del patrimonio artistico di Cariplo.

i due foscari HayezNon solo. La Pinacoteca di Brera, approfittando del temporaneo trasferimento di dodici opere di Hayez appartenenti alle sue collezioni per l’importante retrospettiva dedicata all’autore, ha deciso di dedicare la parete della sala XXXVII rimasta vuota a colui che del veneziano fu una sorta di rivale: Giuseppe Molteni pittore, restauratore (a lui si deve uno storico intervento sul Matrimonio della Vergine di Raffaello), consigliere fidato per gli acquisti del direttore della National Gallery di Londra, Charles Eastlake, frequentatore dei salotti liberali di Milano. Bello, spiritoso, dotato di un talento meraviglioso per il ritratto, nel quale sapeva valorizzare al meglio chi gli si affidava. Insomma, nella frizzante Milano ottocentesca era colui che disputava ad Hayez la palma del pittore più apprezzato.

Fondazione Cariplo è presente anche in questo caso prestando alla Pinacoteca di Brera "La confessione", l’opera forse di maggiore intensità del Molteni.

Accanto ad essa, che raffigura nelle dimensioni monumentali della pittura di storia un episodio quotidiano descritto con finezza nei dettagli più minuti e toccanti, sono proposte due tele purtroppo abitualmente costrette nei depositi. La prima è il Ritratto di Giuditta Pasta in «Nina o sia la pazza per amore»,1829, omaggio a una cantante allora osannata in tutta Europa. Il dipinto, che raffigura Giuditta Pasta nella scena in cui raccoglie un mazzo di fiori attendendo invano il suo amore perduto, per la somiglianza dei tratti del volto, la finezza della resa sentimentale, la ricchezza pittorica è un saggio significativo delle capacità ritrattistiche di Molteni: “avrebbesi detto tu vivi con essa” scrisse dell’opera un critico contemporaneo.
La derelitta (La morte del bimbo) è invece del 1845 e può essere considerata uno dei vertici del percorso, inaugurato proprio da opere come La confessione, nel quale la pittura di genere si caricava di intensità emotiva senza scadere in patetismo a buon mercato, grazie anche a una esecuzione superba. Quella visibile presso la Pinacoteca di Brera è una sorta di sintetica antologia, circoscritta in una parete. Grazie alla collaborazione tra i due musei, concretizzatasi anche in uno scambio di opere, si offre perciò ai visitatori la possibilità di approfondire, in due sedi vicine, aspetti differenti di un medesimo momento culturale.