FONDAZIONE CARIPLO - page 9

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PELLEGRINAGGIO IN MALAWI
di Ettore Mo
L’invito a visitare il Malawi per poterlo raccontare da vicino con tutti i suoi problemi, le vicissitudini politiche ed
economiche, la mostruosa crescita della popolazione dovuta in gran parte all’inarrestabile flusso dei profughi
provenienti dai Paesi più vicini, come il Ruanda e il Mozambico e, soprattutto, la piaga dell’AIDS che vede purtroppo
in vetta alle classifiche mondiali questo piccolo paese africano, non poteva essere preso a cuor leggero.
Pochi dati, poche cifre bastano a confermare che il Paese versa in uno stato comatoso.
Qui il virus dell’AIDS provoca 68mila decessi all’anno su una popolazione di neanche 16 milioni di abitanti.
C’era un tempo in cui il Malawi si chiamava Nyasaland ed è appunto qui che - la bellezza di dieci secoli dopo
Cristo - una fiumana di pellegrini affamati, i Bantù, provenienti dal Nord e diretti a Sud, fecero sosta e misero
le radici, diventando i primi abitanti stabili della regione. Come tutti gli altri, un piccolo sconosciuto popolo nel
“cuore caldo dell’Africa” che emerse dalla solitudine verso la metà dell’Ottocento quando la città-capoluogo di
Kilwa divenne uno dei centri più fervidi del mercato degli schiavi.
Non sembra esserci dubbio, fra esperti e studiosi di vicende africane, che il punto di partenza della storia del
Malawi contemporaneo debba essere il 1859, anno in cui il missionario scozzese David Livingstone - nato nella
città di Blantyre, a sud di Glasgow - mise piede sulla sponda del lago Nyasa (ribattezzato poi Malawi); né stupisce il
fatto che la cittadina da lui fondata nel 1876 per sostenere economicamente, mediante i commerci, le due Missioni
(l’Anglicana e la Presbiteriana) abbia preso il nome del suo luogo natio. Il che ha consentito ai cultori di pettegolezzi
di biasimare gli alunni delle locali scuole elementari, insinuando che “parlano inglese con accento scozzese”.
Poco più di vent’anni dopo, Blantyre divenne la residenza ufficiale di Harry Johnston, il diplomatico inglese
inviato da Londra per dirigere il traffico nell’inquieta “colonia”, che nel 1891 venne posta sotto la cappa del
Protettorato britannico.
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