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Agricoltura e crisi climatica: risposte e approcci verso la sostenibilità

Riuscirà l’agricoltura a reagire al cambiamento climatico e al contempo avanzare verso una maggiore equità, salubrità e sostenibilità ambientale? La settima edizione del convegno Metropoli Agricole ha offerto l’occasione per un approfondimento su questi temi. La mattinata, moderata dalla giornalista Elena Comelli e organizzata in collaborazione con le organizzazioni della coalizione #CambiamoAgricoltura, Fondazione Umanitaria – Centro per lo Sviluppo Sostenibile e Rete Semi Rurali, ha visto infatti diversi contributi e punti di vista. L’apertura dei lavori è stata affidata a Claudia Sorlini, Vicepresidente di Fondazione Cariplo, la quale ha ricordato le sfide che attendono il comparto agricolo e che sono state delineate anche dall’Unione Europea nella propria strategia; è emerso anche come l’impegno della Fondazione in tal senso sia del tutto coerente e aperto alle nuove frontiere dell’innovazione in questo settore. Successivamente, gli interventi di Federico Brocchieri e Maria Vincenza Chiriacò (Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ci hanno fornito un quadro globale sul cambiamento climatico, sia dal punto di vista politico che scientifico e, nello specifico con il secondo intervento, sui rischi che interessano direttamente il settore agroalimentare di fronte alla crisi climatica, specialmente in Italia.

Rivedi la presentazione: bit.ly/MetropoliAgricole23marzo2021

Come di consueto, Metropoli Agricole rappresenta anche un’opportunità per raccontare le buone pratiche dal campo: Stefania Mazzaracca (Istituto Oikos) ha così portato l’esperienza del progetto Campo APErto, sostenuto dalla prima edizione del bando Coltivare Valore e in corso di realizzazione in provincia di Varese: partendo dalle criticità ambientali ravvisate da apicoltori e agricoltori attivi in un contesto periurbano, l’apicoltura è stata identificata come uno dei comparti agricoli più penalizzati negli ultimi anni per cause ambientali che concorrono a causare l’indebolimento o il collasso degli alveari. Lo scopo del progetto è consolidare un’attività agricola sostenibile e inclusiva, attivando la cittadinanza e gli enti territoriali verso modelli di comportamento sostenibili per la creazione di reti territoriali attive e solide.

Nella seconda parte della mattinata, abbiamo visto quanto la zootecnia incida dal punto di vista ambientale, in particolar modo in Lombardia, e quali strategie possono essere implementate ispirandosi ai principi agroecologici, ormai sposati in pieno da chiunque creda in un’effettiva transizione green dell’agricoltura. Dopo una chiara panoramica dello stato dell’arte di Damiano Di Simine (Legambiente Lombardia), la medica veterinaria Francesca Pisseri (impegnata anche in AIDA, l’Associazione Italiana di Agroecologia), ha spiegato infatti come la salvaguardia dei sistemi agro-silvo-pastorali siano cruciali nella lotta al cambiamento climatico: i sistemi di pascolo, propri degli allevamenti estensivi, se gestiti efficacemente sequestrano in modo permanente la CO2 e forniscono importanti servizi ecosistemici.

Infine, in un momento in cui si discute molto della capacità del miglioramento genetico di offrire soluzioni alla domanda di maggiore resilienza delle colture di fronte alla crisi climatica, non poteva mancare un dibattito aperto su questo tema. Ne abbiamo parlato con Riccardo Bocci, agronomo e direttore scientifico di Rete Semi Rurali e Salvatore Roberto Pilu, docente di genetica agraria presso l’Università degli Studi di Milano e membro della Società Italiana di Genetica Agraria. Seppur di diverse vedute, promuovendo da un lato l’impiego di popolazioni evolutive selezionate con metodi di ricerca partecipata e dall’altro sostenendo l’impiego di tecniche NBTs (New Breeding Techniques) per lo sviluppo varietale, entrambi i partecipanti hanno concordato sull’importanza di avere il più possibile un approccio olistico e aperto a considerare tutti i fattori (in primis quelli ambientali) nel miglioramento genetico, con la consapevolezza che non esistono soluzioni specifiche e risolutive come panacea di tutti i mali.

Ringraziamo tutti i partecipanti per l’interesse dimostrato attraverso le numerose domande pervenute (circa 200 persone collegate; 50 giornalisti e 51 dottori agronomi iscritti nell’ambito della formazione professionale continua); Fondazione Cariplo dà appuntamento alla prossima edizione del convegno, che si svolgerà in estate e vedrà nuovi approfondimenti sull’agricoltura, questa volta di respiro internazionale.

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