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Giornata Parkinson 2015: con Cariplo la cura non si ferma

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che rientra nella famiglia dei disordini del movimento. In Italia si contano circa 230.000 pazienti. Le attuali terapie controllano i sintomi che interessano il movimento, mentre manifestazioni secondarie attinenti al declino cognitivo sono meno controllabili. Non disponiamo al contrario di una cura definitiva per questa patologia altamente invalidante e la maggior parte delle Regioni italiane non ha sviluppato uno specifico percorso diagnostico-terapeutico assistenziale.

Nell’ambito di un Bando dedicato alla ricerca sulle patologie legate all’invecchiamento, Fondazione Cariplo sostiene iniziative volte a chiarire i meccanismi alla base della patologia, con l’obiettivo di identificare approcci terapeutici e preventivi. #FondazioneCariplo

Il 28 novembre si celebra la Giornata nazionale della malattia del Parkinson. Conosciamo meglio tre progetti importanti per la ricerca contro questa malattia, sostenuti da Fondazione Cariplo.

c-Rel una proteina utile per la cura del Parkinson

Marina Pizzi, Professore Associato di Farmacologia, Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università degli Studi di Brescia

La malattia di Parkinson è una malattia degenerativa che colpisce parti del cervello coinvolte nel controllo del movimento e della postura. Dopo l’Alzheimer, la malattia di Parkinson rappresenta la principale malattia neurodegenerativa associata all’invecchiamento ed è il principale disturbo del movimento. Ha una prevalenza dell’ 1% nella popolazione al di sopra i 65 anni e del 5% oltre gli 85 anni. Nel 5% dei casi la malattia ha cause genetiche, ma nel 95% dei casi si presenta in forma sporadica. Si calcola che almeno 200.000 persone in Italia e 1.200.000 in Europa siano affette da malattia di Parkinson. Questi numeri sono destinati ad aumentare dal momento che nei prossimi 20 anni il numero di persone over 65 raddoppierà raggiungendo il 33% della popolazione. Alterazione del linguaggio, disturbi del sonno, stipsi e incapacità a percepire gli odori, sono spesso disturbi precoci che anticipano la malattia. I sintomi motori classici sono la lentezza dei movimenti, il tremore a riposo, in particolare delle mani e degli arti, la rigidità muscolare, le alterazioni della postura e la perdita di stabilità. Con la progressione della malattia il volto diviene inespressivo, compare la difficoltà a deglutire e diventa inevitabile il ricorso alla sedia a rotelle. Alla base di questi sintomi c’è la perdita dei neuroni dopaminergici della sostanza nera cerebrale, ma le cause di questa degenerazione non sono ancora note. Si ritiene che una combinazione di fattori genetici e ambientali possa essere responsabile della malattia.

Per la cura del Parkinson bisogna mirare a proteggere i mitocondri cerebrali dai radicali ossidativi che si liberano durante la produzione di energia cellulare. Una proteina in grado di farlo è stata recentemente scoperta nel Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale dell’Università di Brescia. Questa proteina si chiama c-Rel e quando non funziona compaiono, con l’invecchiamento, tutti i principali segni della malattia: ridotta formazione di dopamina cerebrale, difficoltà nel mantenere la postura, rallentamento, rigidità e compromissione della coordinazione motoria. Lo studio bresciano, al quale hanno collaborato i laboratori delle Università di Verona, Cagliari, Cambridge e Cornell di New York, rivela che bloccando l’espressione della proteina c-Rel, alcuni topolini perdono i neuroni della sostanza nera all’età di 18 mesi (all’incirca i nostri 60 anni). Inoltre, proprio come nei nostri anziani affetti da malattia di Parkinson, i sintomi di questi topolini migliorano con il trattamento farmacologico a base di L-DOPA. La proteina c-Rel dimostra quindi di essere un fattore che conferisce resistenza all’invecchiamento e buona salute ai neuroni della sostanza nera.

Gli studi proseguono nei laboratori del Dipartimento di Medicina Molecolare e Traslazionale, in collaborazione con la Clinica Neurologica dell’Università di Brescia, l’IRCCS Ospedale San Camillo di Venezia e la PD UK Brain Bank di Londra, per analizzare le alterazioni di c-Rel nei pazienti colpiti dalla malattia di Parkinson. Il fine è capire se un difetto nella funzione di questa proteina rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia con l’avanzare dell’età, e diventare un target per nuove terapie già identificate ma ancora in fase di ricerca. Un risultato preliminare e incoraggiante è la recente identificazione di questo difetto nelle cellule del sangue e nei cervelli dei pazienti affetti da Parkinson. Lo studio su un numero sempre più ampio di soggetti, e direttamente sui cervelli, rivelerà il seguito di questa promettente ricerca.

La degenerazione dei nervi automatici: analisi su 300 pazienti

Alberto Albanese, Responsabile UO Neurologia Istituto Clinico Humanitas

La malattia di Parkinson è una malattia neurologica degenerativa che progredisce lentamente nel tempo. È stato calcolato che il 25-30% di questi pazienti sviluppa nel tempo un decadimento cognitivo fino alla comparsa di demenza in un periodo compreso tra 5 e 10 anni dopo l’insorgenza dei sintomi parkinsoniani. Non esistono attualmente marcatori clinici o biologici che permettano di prevedere quali di questi pazienti siano destinati a sviluppare decadimento cognitivo. Vi sono indizi scientifici che la degenerazione dei nervi autonomici (le fibre nervose destinate a controllare gli organi interni) sia un fenomeno che precede lo sviluppo di decadimento e demenza nella malattia di Parkinson. La ricerca finanziata da Cariplo ha per oggetto proprio la verifica di questa ipotesi, mediante lo studio prospettico di una coorte di pazienti con malattia di Parkinson, che verranno sottoposti ad esami di laboratorio e di neuroimmagini per individuare precocemente la comparsa di degenerazione dei nervi autonomici. I pazienti saranno sottoposti periodicamente a valutazioni del sistema nervoso autonomo, per identificare la sofferenza di tali nervi, ed a valutazioni cognitive, al fine di identificare l’eventuale comparsa di demenza. La ricerca sarà svolta presso l’Istituto Clinico Humanitas in collaborazione con l’Istituto Neurologico Carlo Besta e l’Istituto Scientifico San Raffaele.

I meccanismi molecolari responsabili dell'insorgenza del Parkinson

Fabrizio Gardoni, Associate Professor, Dept. Pharmacological and Biomolecular Sciences

La malattia di Parkinson è una delle più diffuse patologie neurodegenerative del sistema nervoso centrale attualmente incurabile. I principali sintomi della malattia sono di tipo motorio e sono associati ad una riduzione dei livelli di dopamina nello striato. Lo striato è una regione del cervello caratterizzata da diverse popolazioni di neuroni che hanno il compito di integrare le informazioni provenienti da numerose aree cerebrali per promuovere il controllo del movimento. Nelle malattia di Parkinson, la morte dei neuroni dopaminergici provoca importanti alterazioni morfologiche e funzionali nello striato. Tra queste alterazioni, precoci modifiche della composizione ed attività dei recettori del glutammato di tipo NMDA sembrano avere un ruolo chiave nella patogenesi della malattia e potrebbero rappresentare un bersaglio farmacologico innovativo per lo sviluppo di terapie future.Il presente progetto di ricerca è rivolto allo studio dei meccanismi molecolari alla base delle alterazioni nella attività dei recettori del glutammato di tipo NMDA nelle fasi iniziali della malattia di Parkinson e durante la sua progressione, con particolare attenzione alle differenze che caratterizzano le diverse popolazioni di neuroni presenti nello striato. Questa ricerca si propone quindi di comprendere i meccanismi molecolari responsabili della differente composizione dei recettori NMDA nelle diverse cellule neuronali dello striato e di evidenziare il loro ruolo nella malattia di Parkinson. Inoltre il progetto si avvarrà di approcci innovativi come i peptidi “cell-permeable” per studiare l’effetto di suddette alterazioni dei recettori NMDA sul comportamento motorio che caratterizza la malattia di Parkinson.