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Il citomegalovirus ha le ore contate

I Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle più prestigiose riviste internazionali in materia scientifica, ha recentemente dedicato un articolo ad uno studio sul citomegalovirus condotto grazie al contributo di Fondazione Cariplo, Fondazione Denegri e Ministero della Salute. Allo studio, che si inquadra all’interno del più ampio progetto Vaccini, promosso da Fondazione Cariplo per sostenere la ricerca di nuovi approcci vaccinali in grado di prevenire le malattie infettive, la Fondazione ha destinato ben 1.700.000 euro in un triennio. Il progetto di ricerca è opera del team guidato dal Prof. Gerna del Policlinico San Matteo di Pavia, in collaborazione con il Dott. Lanzavecchia dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona. Il citomegalovirus (CMV), così chiamato perché le cellule infettate diventano giganti prima di morire, appartiene alla famiglia degli Herpes virus. Spesso asintomatico o causa di disturbi molto lievi (come quelli legati ad una semplice influenza), il CMV è molto diffuso ed infetta gran parte della popolazione mondiale. Il virus tuttavia, come gli altri membri della famiglia degli Herpes, non abbandona mai l’organismo della persona contagiata, ed anche dopo la guarigione, rimane latente per tutta la vita, tenuto a bada dal sistema immunitario. Quando però le difese immunitarie si indeboliscono, il virus si può riattivare e diventare molto pericoloso. Pensiamo ad esempio ai pazienti sottoposti a trapianto – che devono seguire una terapia immunosoppressiva per evitare il rigetto - ai pazienti HIV positivi o alle donne in gravidanza, che rischiano di trasmettere l’infezione al feto causando gravi conseguenze al nascituro, come ritardo mentale e di sviluppo, sordità, o persino la morte in utero. Attualmente non esiste alcun trattamento per prevenire o curare l’infezione da CMV: per questa ragione, la “National Academy of Sciences” (USA) ha individuato nello sviluppo di un vaccino anti-CMV una grande priorità.

I risultati ottenuti dal lavoro di squadra tra Policlinico San Matteo e Istituto di Ricerca di Bellinzona sono frutto di un lavoro che ha preso avvio a Pavia oltre trent’anni fa. Presso il Policlinico San Matteo di Pavia, infatti, il CMV viene studiato e combattuto da oltre trent’anni da una equipe di virologi, ostetrici, ematologi e trapiantologi guidati dal Prof. Giuseppe Gerna e dalla Dr.ssa Maria Grazia Revello. Inizialmente sono stati sviluppati metodi diagnostici in grado di identificare l’infezione il più precocemente possibile, in modo da poter intervenire prima della comparsa della malattia. In seguito, lo studio in laboratorio delle modalità di infezione e di trasmissione del virus da cellula a cellula ha portato, nei primi anni 2000, all’identificazione di tre piccoli geni di CMV responsabili della sua capacità di infettare i diversi tipi di cellule dell’organismo umano. Grazie a questa scoperta, altri ricercatori americani hanno in seguito osservato che da questi tre geni vengono prodotte tre proteine che si combinano con altre due proteine note da tempo, andando a formare una struttura “pentamerica” (complesso di cinque proteine). La collaborazione tra i ricercatori di Pavia e quelli di Bellinzona, che risale agli ultimi anni, ha portato alla scoperta che i più potenti anticorpi contro il virus prodotti dall’organismo in risposta all’infezione naturale sono diretti proprio contro il “pentamero” in questione: da qui, è nata l’idea di utilizzare questo complesso proteico come possibile vaccino. Dopo diversi tentativi, è stato prodotto in laboratorio un “pentamero” uguale a quello naturale del virus. Sono stati vaccinati con tale composto gli animali da laboratorio e nel loro sangue sono stati ritrovati anticorpi in grado di bloccare l’infezione da CMV con una potenza fino a 1000 volte superiore a quella riscontrata nei sieri umani nella fase convalescente dell’infezione naturale. Ora il prossimo passo sarà la sperimentazione di questo vaccino nell’uomo, per verificarne l’effetto protettivo nei confronti sia dell’infezione congenita da CMV, che dell’infezione nei pazienti sottoposti a trapianto.

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