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La coesione fa crescere le imprese e i territori: il rapporto di Symbola e Unioncamere

«Fondazione Cariplo e gli enti filantropici agiscono, promuovono e diffondono esperienze in grado di cambiare i paradigmi della visione verso la sostenibilità»- sottolinea a nome di Fondazione Cariplo, Sonia Cantoni, consigliere di amministrazione con delega all’ambiente alla presentazione del Terzo Rapporto Coesione è Competizione - Le nuove geografie della produzione del valore in Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere con il sostegno di Fondazione Cariplo, a Treia (Macerata) all'interno del Seminario Estivo 2018 e Festival della Soft Economy 

«La stessa percezione dei bisogni va aggiornata, e così ci si accorge che la povertà esiste anche a Milano. Ma la capacità di rispondere, e che sosteniamo, cresce: è il caso della finanza che considera i rischi ambientali tra i rischi finanziari, dell’amministrazione pubblica che da' fiducia ai cittadini, dei cittadini che re-agiscono insieme per trovare nuove risposte di welfare, delle imprese "diversamente responsabili" come avviene in Cariplo Factory, dei giovani auto-imprenditori di un futuro più "green" per tutti.  Da qui la convergenza di obiettivi con Symbola: questo terzo Rapporto "Coesione è competizione" è un'ottima opportunità  per  sostenere insieme la capacità di resilienza delle comunità locali e del nostro Paese».

Più competitiva perché più giusta: questa è l’Italia di “Coesione è competizione”. La vocale che unisce due concetti, ritenuti distanti se non antitetici, qui sancisce un legame sostanziale tra competitività economica, qualità dei prodotti, delle vite, dei territori, comunità. Una relazione che rappresenta la peculiare identità del Paese. Perché c’è un’Italia che resiste e sa essere innovativa, creativa, solidale, collaborativa, vocata alla qualità e alla bellezza. In poche parole resiliente, giusta e competitiva, nonostante la ripresa fatichi a decollare. È l’Italia della coesione, quella che vede le aziende camminare con le comunità, coinvolgere i cittadini e i consumatori, valorizzare e sostenere i lavoratori, relazionarsi alle energie dei territori. Proprio le imprese ‘coesive’ - quelle cioè che intrattengono relazioni strutturate con le altre imprese, le comunità, le istituzioni, i consumatori, il terzo settore, perciò caratterizzate da un elevato grado di networking - hanno una performance economica migliore. Le imprese ‘coesive’ hanno infatti registrato nel periodo 2017-2018 aumenti del fatturato nel 53% dei casi, mentre fra le “non coesive” tale quota si ferma al 36%. Dimostrando una migliore dinamicità anche sul fronte dell’occupazione: il 50% delle imprese coesive ha dichiarato assunzioni in questo periodo, contro il 28% delle altre. Un differenziale di ben 22 punti percentuali, particolarmente accentuato nelle piccole imprese. La stessa situazione avviene per le esportazioni: le realtà coesive hanno ordinativi esteri in aumento nel 45% dei casi, a fronte del 38% delle non coesive, oltre a essere quelle che hanno nel dna una considerazione maggiore di valori come l’ambiente (il 38% delle imprese coesive contro il 21% delle non coesive nel triennio 2015–2017), la creazione di occupazione e di benessere economico e sociale, gli investimenti in qualità (l’82% delle imprese coesive ha fatto social investment contro il 65% delle altre).

Tutte queste realtà danno corpo e sostanza a quell’Italia che, sfidando tutti i pronostici, è protagonista europea nell’economia circolare, nella green economy e nella riduzione delle emissioni climalteranti, con primati nel surplus manifatturiero (seconda in Europa solo alla Germania). È quanto emerge dal terzo rapporto “Coesione è Competizione - Le nuove geografie della produzione del valore in Italia” realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere in partnership con Aiccon e con il sostegno di IMA, Comieco, Intesa Sanpaolo e Fondazione Cariplo, presentato oggi in apertura del Seminario Estivo di Symbola. Un lavoro che coglie e rappresenta i fattori strategici per la nostra competitività, che si collocano su lunghezze d’onda che gli indicatori economici più diffusi non percepiscono.

«Una buona economia aiuta a superare e ad affrontare la paura, solitudini e diseguaglianze per costruire il futuro. È questa la lezione che ci viene da Adriano Olivetti, il quale aveva ben chiaro come alla base dell’impresa ci fosse innanzitutto un rapporto di stima e fiducia reciproca con i lavoratori, la comunità e il territorio. Quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulle comunità, quando investe sulla qualità, l’innovazione e la bellezza» – spiega il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - «allora spesso è determinante e si ritaglia un ruolo nel mondo. Una scommessa ancora più valida oggi in cui timori e disuguaglianze rischiano di dividere, anziché unire. Producendo visioni in grado di mobilitare energie migliori per il futuro del Paese guardando alla nostra identità e orgoglio, grazie ad una combinazione unica di memoria del passato e voglia del futuro, di competitività e coesione sociale, di resilienza che è fatta di legami territoriali e beni comuni, di equità e giustizia sociale, di collaborazione, solidarietà e innovazione. Un’Italia che fa l’Italia senza lasciare indietro nessuno e anzi trovando nuova forza nel viaggiare uniti, nel tenere insieme le diversità. Un’Italia dall’economia più a misura d’uomo, più vicina all’economia proposta da Olivetti ieri e di cui parla spesso Papa Francesco oggi».

Distribuzione delle imprese coesive nel territorio

L’indagine effettuata consente di scendere nell’analisi regionale dei dati dalla quale emergono per concentrazione di imprese coesive sul totale nazionale la Lombardia (22,3%), il Veneto (19,0%), l’Emilia-Romagna (14,8%), il Piemonte (9,8%) e la Toscana (6,4%). Partendo sempre dai risultati dell’indagine (riferiti alla totalità delle imprese manifatturiere tra 5 e 499 addetti) si è ottenuta poi l’articolazione della presenza di imprese coesive per regione, ottenendo in tal modo un indice di “coesività” regionale 41. La graduatoria delle regioni stilata in base a tale quota restituisce in testa Friuli Venezia Giulia e Trentino alto Adige (37,4%), seguite da Veneto (36,8%), Sardegna (34,7%), Emilia Romagna (34,3%), Piemonte (33,6%) e Umbria (33,3%), tutte regioni al di sopra della media nazionale (32,4%). Nelle ultime cinque posizioni si collocano invece la Puglia (27,9%), il Lazio (27,4%), la Basilicata (27,1%), il Molise (26,3%) e infine la Calabria (22,2%). Mettendo in relazione i valori della presenza di imprese coesive e quelli del PIL per abitante nelle regioni si coglie una correlazione elevata, e un raggruppamento di regioni comprendente l’intero Nord Est e una regione del Nord Ovest (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte) per le quali all’elevato livello di presenza di imprese coesive si associa un altrettanto elevato livello di sviluppo economico. Per contro, l’intero Mezzogiorno con l’eccezione della Sardegna e l’aggiunta delle Marche (con valori migliori però di prodotto per abitante) va a collocarsi nel quadrante corrispondente alla presenza di imprese coesive inferiore alla media e PIL pro capite anch’esso al di sotto della media nazionale. Il Nord Ovest si presenta nel complesso a maggior sviluppo e minore presenza di imprese coesive, mentre le regioni del Centro si distribuiscono in modo più difforme.

Altre info: www.symbola.net