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La biblioteca abbatte i muri!

Gli studi di Fondazione Cariplo parlano chiaro: le biblioteche sono fuori! La valutazione dei risultati dei progetti sostenuti sul bando «Favorire la coesione sociale le biblioteche di pubblica lettura» mostra che per “sopravvivere” occorre che le biblioteche si aprano, coinvolgendo nuovi pubblici: mamme e bambini, migranti, giovani, anziani. L’obiettivo è renderli protagonisti delle attività svolte in biblioteca. Non solo: la formazione degli operatori è essenziale, così come le strategie di lungo periodo. Nelle biblioteche sostenute da Fondazione Cariplo che hanno attivato iniziative non tradizionali l’aumento degli iscritti tra il 2009 e il 2013 è stato superiore in media di circa 10 punti percentuali rispetto ad altre biblioteche. La strada per coinvolgere le persone dunque è chiara: la biblioteca deve uscire dagli stereotipi di ambiente chiuso tra 4 mura. Il Quaderno dell’Osservatorio illustra proprio le condizioni di successo per le biblioteche sostenute nel corso degli anni da Fondazione Cariplo: 54 progetti analizzati su tutto il territorio lombardo, di Novara e Verbania. Le biblioteche svolgono il ruolo di community maker, stimolando il confronto tra soggetti portatori di interessi e valori diversi, occupandosi della documentazione e del trasferimento di ricordi e memorie comuni, favorendo il senso di appartenenza e l’attivazione dei cittadini per il benessere comune.

La coesione sociale nelle biblioteche

Le biblioteche pubbliche tradizionali, dove i libri (e i bibliotecari…) restano fermi in attesa dei lettori non esistono più, alla biblioteca tradizionale si sostituisce un nuovo soggetto che pone al centro della propria attività non soltanto i documenti ma anche i processi di sviluppo culturale e sociale degli individui e delle comunità nel loro complesso. La biblioteca può assumere un ruolo di agente di coesione sociale in grado di contrastare la frammentazione delle collettività locali.

Per il benessere sociale, culturale, economico

Con la crisi economica degli ultimi anni, l’impianto del welfare è stato ridimensionato e, in particolare, le biblioteche di pubblica lettura hanno visto i propri servizi sensibilmente ridotti, dati in appalto o eliminati tout court dai bilanci comunali. Si sono infatti osservati, da un lato, il taglio o l’abolizione di risorse economiche destinate all’acquisto di libri, al rinnovo delle attrezzature informatiche, alle attività di promozione alla lettura; dall’altro, l’attuazione di politiche del personale tese a ridurre il personale e ad abbassarne la qualità attraverso l’introduzione di risorse impreparate o inadatte. L’attività delle biblioteche, in realtà, non solo non si limita al servizio di prestito ma, sempre di più, si spinge oltre i confini codificati dalla biblioteconomia e si struttura nell’ottica della promozione delle possibilità, per i membri di una comunità di condurre la vita desiderata, di vivere esperienze o situazioni cui l’individuo attribuisce un valore positivo, di sentirsi libero di scegliere: in definitiva, la sua libertà di stare bene. Le biblioteche svolgono dunque una funzione che consiste nel promuovere il benessere sociale, culturale ed economico delle comunità di riferimento, rafforzando in particolare i legami di affinità, i comportamenti di solidarietà e le occasioni di incontro e confronto tra persone e gruppi diversi, con particolare attenzione verso quelli fragili. La coesione culturale si collega a indicatori come senso civico, atteggiamento cooperativo, fiducia interpersonale, impegno nell’associazionismo e nel volontariato; ipotizzare tuttavia che le biblioteche (ovvero i bibliotecari e gli operatori che con essi collaborano) possano ricorrere a tali indicatori per valutare la propria attività appare irrealistico. Iniziative di promozione alla lettura di successo (ovvero che riescono a trasformare non lettori in lettori, lettori deboli in lettori medi o a diversificare la “dieta culturale” di un numero crescente di persone) influiscano positivamente sul benessere sociale, culturale ed economico di una comunità.

La strategia 

  • Incentivare la partecipazione delle biblioteche più deboli e facilitarne la collaborazione con quelle più strutturate
  • Finanziare progetti che prevedano formazione di personale interno e un piano di reclutamento di professionalità
  • Stimolare maggiore collaborazione con uffici della pubblica amministrazione che si occupano di marginalità sociali
  • Privilegiare progetti con orizzonti di tempo più lunghi